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Occhio alle diete iperproteiche: fanno male

Nutrizione Redazione DottNet | 19/04/2019 15:27

Fontana, servono alimentazione corretta, sport e consapevolezza

 "Le diete iperproteiche che tanto vanno di moda non fanno bene. Lo dicono alcuni studi che stiamo portando avanti e che dimostrano che perdere peso, dal punto di vista metabolico" non significa "non essere a rischio di tumori, invecchiamento accelerato e altre patologie". Attenzione, dunque, "a queste mode, alle fake news e alle soluzioni semplici a problemi complessi". Per vivere a lungo, bisogna avere una corretta alimentazione, fare attività fisica e essere consapevoli di cosa si porta in tavola". Sono questi i consigli dell'esperto dell'invecchiamento e di nutrizione, Luigi Fontana, docente all'Università di Sydney, in questi giorni in Italia dove terrà una serie di conferenze. "Alcuni studi che stiamo elaborando insieme con alcuni colleghi negli Stati Uniti - spiega in un forum all'ANSA - ci dicono che una persona può perdere peso, ma che dal punto di vista metabolico può essere ancora a rischio". Uno dei pilastri della longevità, sottolinea, "è mangiare in maniera corretta e ridurre la circonferenza"

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Come limitare l'introito calorico e proteico che promuovono obesità addominale? "Ci sono diversi 'trucchetti' - replica - che è facile mettere in atto". Per esempio, "favorendo cibi ricchi di fibre vegetali, evitare tutti i cibi processati e troppo raffinati, così come i cibi industriali e un consumo eccessivo di proteine di origine animale: già solo così secondo alcuni studi si perde peso senza dovere contare le calorie". O ancora, "digiunare due volte a settimana non consecutivi, mangiando verdure cotte e crude a volontà con un cucchiaio di olio di oliva a pasto". Gli studi, prosegue, dimostrano che "si possono perdere fino a 30 chili in sei mesi". Così è possibile compensare gli accessi". Un altro suggerimento, afferma l'esperto, è quello di ridurre la finestra temporale in cui si mangia, ovvero, il "time restricted feeding" che stiamo studiando". Conoscenze empiriche che stiamo riscoprendo e stiamo studiando su modello animale e ora su modello umano che ci dicono che questi interventi riducono il rischio di obesità, di infiammazione e altro". 

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